Il florovivaismo italiano guarda al futuro, tra crescita, export e nuove sfide

Durante la conferenza inaugurale di Euroflora, ANVE e ICE-Agenzia hanno presentato i risultati dell’Osservatorio sul Florovivaismo Italiano, lo studio di settore condotto da Nomisma che offre una fotografia dettagliata e aggiornata dello stato attuale del florovivaismo italiano, un settore sempre più centrale e strategico per l’economia nazionale e internazionale, dei suoi punti di forza, delle criticità e delle possibili traiettorie di sviluppo.

 

UNO SCENARIO MACROECONOMICO FAVOREVOLE AL VERDE

In un contesto macroeconomico favorevole, con previsioni di crescita moderata del PIL, di bassa inflazione e un contesto occupazionale stabile, il mercato del verde registra segnali positivi grazie alla domanda crescente di beni legati alla qualità della vita, come il verde urbano, residenziale e ornamentale.

Anche il PNRR, che ha destinato 210 milioni di euro alla forestazione urbana in 14 aree metropolitane italiane, favorisce un impulso importante per i produttori di piante ornamentali. Allo stesso tempo, il crescente interesse per la manutenzione del verde (+30% di imprese tra 2019 e 2024) dimostra come la sensibilità ambientale stia diventando un driver economico.

 

LA STRUTTURA DEL COMPARTO

Secondo il censimento agricolo del 2020, la superficie vivaistica si estende su oltre 31.800 ettari destinati alla coltivazione di piante ornamentali, che si conferma l’orientamento produttivo prevalente, con un sistema di 17.490 imprese attive distribuite in tutta Italia, ma concentrate in regioni come Lombardia, Sicilia, Puglia, Toscana e Campania.

Il settore vede la prevalenza di aziende specializzate nella produzione florovivaistica (54%). La restante parte è composta da imprese attive nella riproduzione di piante, nel comparto forestale e in quello delle piante aromatiche e farmaceutiche.

 

UN COMPARTO CHE PESA SULL’ECONOMIA

Il florovivaismo ha generato nel 2023 un valore produttivo pari a 3,1 miliardi di euro, rappresentando l’8,6% della produzione agricola nazionale.

L’analisi, effettuata su un campione di 378 imprese attive, evidenzia l’incremento dei ricavi, più che raddoppiati nel periodo 2014-2023, e la crescita dell’occupazione nel periodo considerato che ha visto il numero dei dipendenti di queste imprese aumentare da 1.770 a oltre 3.000. Dati che testimoniano la vitalità e il potenziale ancora inespresso del settore.

 

UN SETTORE CON VOCAZIONE ALL’EXPORT

La dimensione internazionale è uno dei punti di forza del florovivaismo italiano: l’export ha superato 1,2 miliardi di euro nel 2023, con una crescita del 5,4% rispetto all’anno precedente. Germania, Francia e Paesi Bassi restano i principali mercati di sbocco, ma si registrano progressi anche verso Svizzera, Regno Unito e USA, dove il prodotto italiano è apprezzato per qualità, tracciabilità e varietà.

 

ANALISI S.W.O.T

L’analisi SWOT effettuata dallo studio evidenzia come punti di forza del settore una qualità produttiva elevata, un forte know-how tecnico e la presenza di distretti riconosciuti a livello internazionale. Tuttavia, emergono anche delle fragilità come la frammentazione del tessuto imprenditoriale, la difficoltà di investimento nell’innovazione tecnologica, la mancanza di un sistema statistico di monitoraggio, la difficoltà nel ricambio generazionale e una governance ancora poco coordinata.

Le opportunità su cui il comparto può fare leva sono il crescente interesse per il verde e per il benessere ambientale, i margini di investimento offerti da politiche come il PNRR e dai fondi europei per progetti legati alla sostenibilità, alla digitalizzazione e alla forestazione urbana.

Le minacce che potrebbero invece compromettere la crescita del comparto sono il calo demografico della popolazione italiana, l’orientamento protezionistico delle politiche commerciali globali e i conflitti internazionali che potrebbero incidere sull’andamento della domanda interna di prodotti florovivaistici.

 

SOSTENIBILITÀ, INNOVAZIONE E TRANSIZIONE ECOLOGICA

Oltre il 60% delle imprese adotta pratiche agronomiche sostenibili, ma solo una minoranza del 19% riesce a beneficiare di strumenti di finanziamento pubblico per la transizione ecologica.

Anche sul fronte dell’innovazione tecnologica, si registrano segnali incoraggianti ma disomogenei: il 70% delle imprese ha già investito in soluzioni per l’efficienza energetica e idrica, ma l’uso di tecnologie digitali avanzate come sensori intelligenti, droni o modelli predittivi è ancora limitato al 15% delle aziende.

 

FOCUS SUI MERCATI TARGET PIÙ PROMETTENTI

Attraverso un indicatore sintetico sviluppato da Nomisma, il Nomisma Opportunity Index, che combina indicatori economici, sociodemografici, normativi e trend commerciali, lo studio individua il livello di attrattività dei mercati europei più promettenti per l’export italiano. Paesi Bassi, Germania, Francia, Regno Unito, Svizzera, Austria, Belgio, Spagna, Polonia e Romania guidano la classifica, offrendo nuove opportunità di espansione commerciale.

 

LE PROPOSTE PER IL RILANCIO DEL SETTORE

Lo studio si conclude con una serie di proposte operative individuate come leve strategiche per rilanciare la competitività del settore, tra cui: semplificare l’accesso al credito per le micro e piccole imprese e migliorare i meccanismi di finanziamento, promuovere la digitalizzazione della filiera, investire nella formazione tecnica e imprenditoriale degli operatori per agevolare l’ingresso di nuove figure professionali nel settore e sostenere così il ricambio generazionale, e rendere più strategica e strutturata la promozione internazionale attraverso una presenza fieristica rafforzata e attività promozionali mirate sui mercati a più alto potenziale.

 

Il percorso tracciato dallo studio Nomisma è chiaro: solo attraverso una collaborazione sinergica tra istituzioni, imprese e ricerca sarà possibile affrontare le sfide sistemiche legate alla transizione ecologica, alla competitività internazionale, alla sostenibilità e all’innovazione del modello produttivo.

Il florovivaismo italiano è pronto a fare un salto di qualità. Ma c’è bisogno di una visione condivisa, di strumenti adeguati e di una politica industriale all’altezza delle ambizioni di un settore che ad oggi è uno dei volti più virtuosi e dinamici del Made in Italy.

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